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mercoledì 25 giugno 2014

Quasi gazpacho



Siamo sinceri: il food, i foodblog e la rete mi hanno veramente un po' rotto le palle.
Com'era sospettabile, tutto questo parlare vedere toccare guardare venerare il cibo mi ha fatto passare perfino la voglia di cucinare.
Sono addirittura tornata a prendere la pizza e il cinese d'asporto e le platesse impanate.
Il che è tutto dire.

E poi l'ostentazione, i selfie, la gara a chi ce l'ha più lungo, le cose dette a metà, il commentami tu che ti commento anche io.
Che due coglioni.
Insomma, arrivata ad un punto di saturazione semplicemente mi sono fermata.

Ma poi dato che sono una stronza egocentrica eccomi di nuovo qui.

E questo era quanto pensavo qualche mese fa.
Ma ormai si tratta di tutte cose che ho dimenticato quindi posso andare oltre.
E no, non ho fatto assolutamente niente nel frattempo.
Non ho progetti in caldo e non mi sto occupando di niente di nuovo nell'ambito food.
O almeno non in senso stretto.
Sono solo stata occupata a mettere la pagnotta nel forno.
Per dirla alla gastrofighettese.

E lo dico solamente perché magari c'è qualche sponsor all'ascolto al quale poter vendere il c**o per qualche gadget gratis.
Tipo magari un trio ultraleggero modernissimo fighissimo che tanto non comprerò mai dato che sono contro gli sprechi e il consumismo e andrò solamente di roba riciclata.
O magari qualcuno che voglia farmi testare dei pannolini lavabili.
Che quelli ovviamente li prenderei nuovi.
O un lettino montessorriano.
Per dire.

Insomma, che il mondo del marketing lo sappia, sto per entrare in un nuovo target.
Ma non diventerò un fottutomommyblog.

A meno che non mi venga richiesto, ovviamente.

E comunque che io non stia più cucinando mi pare chiaro.
E qui vado in loop con le prime righe.

Il massimo che mi permetto di fare è prendere della roba dal frigo, come dei pomodori ben maturi cetrioli mollicci peperoni in avanzo pane secco cipolla aglio e così via, buttarla nel frullatore con del ghiaccio, aceto balsamico, olio, sale e pepe per poi arenarmi sul divano

mercoledì 31 luglio 2013

Un ingrediente per due: la zucchina


Io con le zucchine ho un po' un rapporto di amore-odio.
Tendenzialmente mi piacciono, ma quando capita che son troppo profumate, di quel profumo che mi ricorda i fiori del cimitero ecco, lì faccio fatica a mangiarle, che mi pare di stare in una camera ardente e non è mica tanto bello.
E non ho ancora capito se dipende dalla freschezza, dalla cottura o dalla varietà ma, nel dubbio, quando mi pare odorino troppo, le mischio ad altro.
E poi c'avevo in mente da un po' sta cosa della catalogazione mentale di frutta e verdura, che a me sta differenza non mi è mica molto chiara.
Tipo: il pomodoro è un frutto ma è considerata una verdura perché non è dolce. La patata dolce però è comunque considerata una verdura. Il melone si mangia col prosciutto, così come i fichi. Con le carote ci si fa una torta e le melanzane si fanno col cioccolato. E l'ananas si mangia coi gamberetti.
E allora scusa, perché non usare le zucchine per una torta dolce??!

E così mi è sembrato di aver avuto un'idea innovativa e geniale. 
Finché poi non ho aperto Google e ne ho trovate milioni uguali alla mia.
Ma io, ovviamente, ho provato lo stesso.
Un paio di volte. 
Al primo tentativo ho fatto una specie di quattro quarti a caso.
Tipo: per teglia da 20 cm ho usato 200 gr di farina, 2 uova, 200 gr di zucchine, 100 gr di zucchero e 100 gr d'olio di semi e ovviamente un paio di cucchiaini di lievito. E l'ho cotta a 180° statico per circa 40 min.
Buona e soffice. Ma le zucchine non si sentivano per niente.
Anche se forse in realtà era colpa della farina di avena mischiata con quella di castagne. 
E con quella di segale. E con l'integrale. E con quella di riso. E anche con un po' di quella di quinoa. 
O forse era colpa dello zucchero di canna scuro.
Anche se forse invece eran proprio le zucchine a non sapere di un cazzo.

E così ho riprovato.
Con la ricetta che riporto sotto.
Con meno farina, meno uova, meno grassi e meno zucchero.
E anche se di solito a far le cose light vien fuori una merda, è invece venuta fuori una cosa un po' strana ma buona. Un po' umida, gommosetta, ma piacevole.
Che vagamente ricorda la torta magica, quella che va di moda ora nel web, che viene tipo tre strati con uno più cotto, uno che sembra un budino denso e uno che sembra un pandispagna. 
Che peraltro è identica alle torte che venivano di merda a mia mamma quando non le lievitavano a dovere o non le si cuocevano bene e smontavano appena tirate fuori dal forno rimanendo gnucche. 
E lei mica lo faceva volutamente. 
Pensate che invece ora c'è gente che le fa sbagliate apposta.

"La zucchina è quell'affare più o meno verde, più o meno lungo, più o meno tondo e più o meno costoluto, che appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae, ovvero la stessa dei cetrioli, delle zucche, dei meloni e delle angurie.

Orginaria del Sud America, la sua pianta non ha fusto legnoso ma foglie verdi un po' pelose e molto grandi.
La parte che si mangia è la bacca, che viene raccolta e consumata quando ancora acerba. E che altrimenti, se lasciata sulla pianta troppo tempo, diventa grossa, giallastra, piena di semi e fa schifo.
I suoi fiori invece, che ovviamente si mangiano pure quelli, sono o maschili, più grandi e con solo un peduncolo lungo, o femminili, più piccini e con una zucchina attaccata.
Come noi insomma.

Il periodo giusto per consumare le zucchine, manco a dirlo, è la tarda primavera-estate.
Anche perchè sennò avremmo fatto un altra scheda.
Ovviamente si possono comprare tutto l'anno, ma negli altri mesi lasciatele pure sui banchi che tanto son coltivate in serra e non sanno di niente.

Quando però le acquistate prediligete quelle più piccole e sode, che saranno le più saporite e fresche.
Conservatele in frigorifero e cercate di consumarle in fretta, dato che già dopo 3/4 giorni inzieranno a diventare mollicce, amare e spugnose.

E perchè abbiamo scelto questo ortaggio?
Perchè è di stagione, è delicato, è versatile, costa poco, si trova ovunque, si può mangiare cotto ma pure crudo, si può far lesso, saltato, fritto, al forno, in umido, al vapore, ha poche calorie, molte vitamine e tanta acqua.
Ma soprattutto, perchè in sto periodo ne abbiamo un casino nell'orto."

Ecco qui la mia ricetta e qui invece quella della Serena.

Ingredienti per una torta da 20 cm di diametro:

300 gr di zucchine
2 uova
120 gr di zucchero
200 gr di farina 0
mezza bustina di lievito 
50 gr di olio di semi (io ho usato quello di mais)

Prendete le zucchine. Vanno bene quelle meno buone, quelle acquose, quelle coi semi, quelle che vi siete dimenticati sulla pianta, quelle tonde che non avete voglia di riempire, quelle più vecchiotte.
Ecco, prendetele e tagliatele a tocchi grossi e mettetele nel blender con il resto degli ingredienti (Dio, ma perché usavo l'impastatrice e non il frullatore per gli impasti morbidi??? A far le torte ci si mette 4 secondi!!). Imburrate e inzuccherate abbondantemente la teglia lasciando lo zucchero in avanzo sul fondo, che poi caramellerà un po' in cottura ed è più buono.
Versateci la sbobba e cuocete a 150° statico per circa 50 minuti, fino a che la superficie non sarà dorata.
Fate raffreddare e poi assaggiate.


mercoledì 27 marzo 2013

La fideuà vegetariana


Ingredienti per una fideuà per 2 persone:

200 gr di spaghetti spezzettati in pezzi circa 3 cm
una manciata di fave fresche
qualche fiore di broccolo
qualche fiore di cavolfiore
qualche foglia di catalogna
mezza cipolla piccola
4/5 pomodori secchi
1 litro circa di brodo vegetale
un mazzetto di prezzemolo
olio extravergine
sale

La ricetta da fare questo mese per l'MTC, proposta dalla nostra bella Catalana, è la fideuà, che altro non è che una sorta di paella tarocca con degli spaghetti al posto del riso.
Ricetta molto simpatica che ci porta dritti dritti al mare della Spagna.

Ma attenzione perchè qui, a differenza del cuoco che la inventò, non siamo nella cambusa di una nave ma a terra.
E più precisamente nella casa del pescatore Pierangelo (e vi avviso, se non conoscete questa hit del momento non capirete una cippa di quanto segue. Anche se dai, ma CHI non la conosce??? Vi dico solo che io ce l'ho fissa nella playlist dell'ipod ed è il mio pezzo forte quando canto sotto la doccia, facendo pure le voci diverse. Ecco. L'ho detto.) che ora è in mare e getta le sue reti cantando delle canzoni e sperando nella buona pesca mentre tira forte e bestemmia anche un po' intanto che onde giganti lo sollevano.

Ma dato che il mare non gli ha mai dato tanto, nemmeno dopo lunghi giorni, nelle reti c'è ancora poco pesce e lui, essendo un po' incazzato, a questo punto non sa nemmeno se ritornare a casa perchè tanto la moglie, vestita di nero che sfina anche se è un colore un po' triste, nel mentre se la sta spassando col tizio che le ha regalato una rosa rossa malaspina.

Ma diciamocelo, la moglie non è del tutto cattiva e in fondo in fondo si sta già pentendo del tradimento e sta già pregando il suo Signore di dirlo lui al mare di farlo tornare.
E' solo stata indotta in tentazione della Raffaella che, passandola a trovare per farle gli auguri di buon compleanno, le ha detto che il suo corpo bianco e profumato è una moquette e che è tanto bello far l'amore da Trieste in giù.
E dato che qui siamo in Catalogna, parecchio più giù, le ha prospettato fuochi d'artificio. E lei porella c'è cascata.

Però ormai è ora di cena e i pesci, sempre arrivino, al massimo se li prenderà tutti in faccia e non ne rimarranno di certo per cucinare.
Quindi l'unica alternativa, a quest'ora, rimane quella di fare una fideuà vegetariana con le verdure dell'orto.
Aprendo l'uscio (?!) si è quindi trovato: qualche fava, qualche foglia di catalogna, per stare in tema, del cavolfiore viola, che ha dato quel bel colore di trasù de ciucc a tutto il resto, del broccolo, una manciata di pomodori secchi e mi pare basta.
Tutto è stato sbattuto insieme ed ecco il nostro piatto.

Ammetto che descrizione e foto non gli rendono giustizia ed è davvero un peccato perchè era veramente ma veramente buono. Credeteci. Credeteci?

E a parte qualche piccolo inconveniente con la padella la preparazione è filata liscia.
Dai, ammettiamolo, quelle bellissime paellere che vendono in Spagna sono come i mattoni nei pacchi da noi, con la differenza che almeno le padelle le puoi tenere in esposizione.
Io son rimasta doppiamente ciulata perchè non ne ho comprata una sola, bensì due.
Anche perchè sennò avrei scritto triplamente ciulata.
Una è quella della foto, diametro 30 cm circa. La seconda è diametro 50.
A cui poi ho dovuto costruire una stanza apposita per riporla insieme alla padella a saltare da 40 cm.
Che però almeno uso.
Ecco, per me quella di Hello Kitty dell'edicola funziona meglio. Ma non lo dico per esperienza, giuro.
Io in queste qui che ho, ogni volta che ho provato a cucinarci mi è venuta una merda.
Sono talmente sottili, in acciaio, con una conduzione del calore talmente pessima (pesserrima?) che la roba al centro scuoce e il resto rimane crudo.
Immaginate quindi quanto siano state gustose le mie paelle finora.

Stavolta ho voluto ritentarci, con quella piccola e con uno spargifiamma di quasi lo stesso diametro.
Un filo meglio ma ancora non mi ha convinto.
Senza contare il fatto che ogni volta dopo averle lavate (ogni volta...quelle due/tre in cui le ho usate) e ogni volta che ritorno e ogni volta che viene giorno, ci trovo la ruggine.
Machecazzo. Ma sono l'unica a cui hanno venduto padelle in acciaio ossidabile?? Che poi, l'acciaio non dovrebbe essere inossidabile per natura??
C'è da dire però che di sicuro nei prossimi esami del sangue mi troveranno i livelli del ferro perfetti. 
O magari del tetano.

Allora, partiamo col brodo. Recentemente ho provato a fare il dado vegetale a crudo e ho scoperto l'America. Anche se cercavo le Indie.
La ricetta la vidi tempo fa sul blog Beccaccini e Caccamus che purtroppo però ora è chiuso. Non so se per ferie o meno. (Estate, se mi leggi, ma perchè??!!! Pecchè?!! Era bellissimo!!!)
E poi l'ho rivista simile su Cucina Naturale. E così l'ho provato.
Ed è facile, veloce e buono. E' nel mio frigorifero da almeno due settimane e non è ancora andato a male. Quindi insomma, un po' dura. A livello temporale.
Per prepararlo basta frullare insieme un tot di verdure e aromi misti (io faccio stesso peso di carote, sedano e cipolla) con il 40% di sale. Poi va infilato in in un vasetto e tenuto in frigo.
Ecco, con un paio di cucchiai di sta pappina ho preparato il mio brodo.

Per la salsa di accompagnamento, che non è propriamente una salsa ma più un olio aromatizzato, ho frullato il prezzemolo con l'olio e poi l'ho filtrato.
Ho buttato l'olio e ho tenuto il prezzemolo.
Muhahah. No dai scherzo, è il contrario.

A dir la verità io c'ho provato a far l'aioli. Ma dopo cinque minuti al mortaio stavo diventando isterica e così ho frullato tutto. Ecco. Non ha funzionato. Forse perchè l'ho guardata troppo.

Poi per la fidueà invece ho preso la padella, ci ho messo l'olio e ho tostato la pasta.
Poi ho tolto la pasta e ci ho soffritto la cipolla.
Poi ho tolto la cipolla e ci ho saltato le fave.
Poi ho tolto le fave e ci ho saltato la catalogna.
Poi ho tolto la catalogna e ci ho saltato i cavoli.
Poi ho tolto i cavoli e ci ho saltato i pomodori secchi.
Poi non ci capivo più una mazza e così ho rimesso tutto insieme, ho coperto col brodo, ci ho messo il coperchio e me ne sono andata.

Con questa ricetta partecipo all'MTC di marzo



giovedì 27 settembre 2012

Pasqualina Bollywoodiana


Ingredienti per una torta da 22 cm di diametro:
200 gr di farina manitoba
100 gr di farina integrale
80 ml di vino bianco secco
80 ml d'acqua
un pizzico di sale
30 gr di olio extravergine
200 gr di patate
200 gr di carote
200 gr di cipolle
una manciata di piselli
un cucchiaio di burro chiarificato o di olio
un cucchiaino abbondante di masala indiano per verdure (o curry)
un cm di zenzero grattugiato o la buccia di un limone


I capelli nella mia vita sono sempre stati una costante: tantissimi e dovunque. 
Come i peli tra d'altronde. 
Ma certe cose forse non le volete sapere. O forse non dovrei dirle io. 
Che poi il risultato è lo stesso, un po' come nell'addizione quando sposti gli addendi.
Vi basti sapere che da adolescente quando mi feci bionda (intendo i capelli) qualcuno simpaticamente osò soprannominarmi saggina. 
Come la scopa.
E penso si riferisse solo alle sembianze. Almeno credo.
Comunque e quantunque, a parte il dovunque personale, è il dovunque temporale la parte preoccupante (ma se temporale è riferito al tempo cosa si usa per riferirsi al luogo?).
Infatti la mia vita, purtroppo, è stata segnata da una serie di ritrovamenti capelliferi avvenuti nei momenti meno opportuni. 
Ovvero ad ore pasti.
Ricordo ancora la volta in cui in un ristorante ne trovai uno lunghissimo in un hamburger. E non vinsi nemmeno niente.
Senza contare poi i vari nella pizza, nella pasta, nelle patate. E così via.
C'è chi narra addirittura di averne trovati ripetutamente nel liuk.
E c'è anche chi sostiene che il cibo più infimo in cui è difficilissimo individuarli siano appunto le torte salate. Quelle di spinaci in particolare. E che per questo motivo le abbia totalmente eliminate dalla propria dieta.
E dato che io non sono per niente suggestionabile (infatti è solo per puro caso che da quando vidi Urban Legend, 15 anni fa, ogni volta che salgo in macchina la sera io controlli sempre i sedili posteriori), nel dubbio, no spinaci no party. 
Ma Martini welcome. E anche George. Imagina.
E quindi alla fine, pensa che ti ripensa, ci ho ficcato dentro il ripieno che uso nei samosa, dato che attualmente sono nel trip della cucina indiana.

Per la pasta ho ovviamente seguito fedelmente la favolosa ricetta della Vitto.
Ho quindi impastato le farine con i liquidi, lasciato riposare per un'oretta, diviso l'impasto in cinque palle, steso sottilissimamente ognuna, adagiate le prime tre tutte ben spennellate d'olio nella teglia, messo il ripieno e coperto con le ultime due sempre belle unte.
Quando poi è arrivato il momento di fare la cosa più divertente (ovvero sputacchiare dentro ad una cannuccia infilata nel bordo per gonfiare l'ultima sfoglia), la mia era già gonfissima di per sè e quindi non è stato necessario farlo.
Misteri della sigillatura e del sottovuoto inverso. Oppure la solita sfiga.
Per il ripieno invece, sminuzzate carote e cipolle e fatele leggermente soffriggere a fuoco basso nel burro o nell'olio. Aggiungete le patate tagliate a piccoli cubetti, i piselli, coprite a filo con acqua e un pizzico di sale e fate cuocere fino allo spappolamento totale (ci vorranno almeno 45 minuti).
A fine cottura, ovvero quando avrete ottenuto un quasi-purè abbastanza asciutto, aggiungete le spezie. E no, furboni, non vale frullarlo perchè i pezzettini devono rimanere e si devono sentire.
Assemblate ora la torta nel giusto ordine nonostante io abbia spiegato prima la pasta e poi il ripieno avendo cura di non mettere il ripieno sopra la torta o peggio sotto perchè ormai avete usato tutte le cinque sfoglie disponibili e quindi l'avete già chiusa, e cuocete a 180° per circa 45 minuti.
Servite tiepida o anche fredda che sennò vi si spalma sul tavolo.

Ovviamente con questa ricetta partecipo all'MTC di settembre


venerdì 23 marzo 2012

Portafogli di salmone e verdure


Ingredienti per 4:
250 gr di sfoglia
4 tranci di salmone
1 carota
1/2 costa di sedano
1/2 cipolla
1 tuorlo d'uovo per spennellare
semi di senape
sale e pepe qubi

Comprare il salmone va un po' contro i miei principi, basta fare una ricerca in rete per capire che sarebbe meglio evitare di farlo.
E' un pesce che ormai si trova sempre e comunque, dovunque, ovunque e quantunque e ovviamente gli stock di quello selvaggio stanno finendo, cosa d'altronde prevedibile.
Io me li immagino gli ultimi salmoni rimasti che escono con occhialoni da sole, cappello, impermeabile e parrucca bionda per non farsi riconoscere sopraffatti dall'istinto di sopravvivenza.
Mi scusi, lei è un Salmo-Salar? - No, sono Raffaella Carrà. - Carramba!!!. Oppure che si mettono la tutina in lattice con gli spuntoni per sembrare un pesce palla o che stanno a pane ed acqua (tipiacevincerefacile) per mesi per assomigliare ad una sogliola. O che si fanno le righe bianche ed arancioni con la vernice per sembrare un pesce pagliaccio. Oppure cheeeee...Ok, la smetto.
L'altra categoria da evitare di acquistare è il salmone da allevamento intensivo. Avete presente i pendolari su un treno in orario di punta? Ecco, immaginateli chiusi lì dentro per ore senza un wc, aggiungeteci uno scagazzamento collettivo per squaraus e poi provate ad immaginare i sedili (oltre ai sederi). Ecco, ora potete avere solo una lontana idea di come possono essere il fondale e l'acqua nelle zone di allevamento (ma di problemi ce ne sono anche altri eh?!).
Okokokok poi però c'è da dire che il salmone è buonissimo, è semplice e veloce da cucinare e in effetti mi piace proprio un casino. Per me è un po' come i biscotti "mangiami" per Alice, o la mela per Biancaneve, o la bella addormentata per il principe, o i setti capretti per il lupo...vabbè avete capito.
Per cui insomma, non dico di non comprarlo più assolutamente, ma forse come in tutte le cose ci vuole solo la giusta dose di razionalità; io personalmente fin quando ero beatamente ingenua lo compravo spesso, ma dacchè mi sono informata cerco di limitare i miei consumi a quelle 3/4 volte l'anno in cui proprio non riesco a resistere.
E questa è stata una di quelle volte (soprattuto perchè non l'ho comprato io ma me lo sono trovato in casa).
Ok, dopo questa opera di proselitismo ora vi racconto la ricetta: prendete la pasta sfoglia e tagliatela in quattro; adagiateci sopra ognuna un filetto di salmone a vostra misura, le vostre belle verdurine tagliate a julienne, condite con sale e pepe, chiudete a portafoglio, fate dei taglietti trasversali, spennellate col tuorlo sbattuto, cospargete coi semini di senape e infilate in forno caldo per 25 minuti a 180°.

martedì 28 febbraio 2012

Crema di carote, arancia e cardamomo


Ingredienti per due persone:
400 gr di carote (circa 4-5)
un'arancia
4 bacche di cardamomo
olio extravergine
sale qubi
pepe qubi

Prendete le carote e lavatele per bene. Tagliatele a pezzi e mettetele in un pentolino con la buccia di mezza arancia (solo la parte arancione, il bianco è amaro), i semini che trovate dentro le bacche di cardamomo, un cucchiaio scarso di sale. Coprite a  filo con l'acqua e cuocete per circa 30 minuti. Aggiungete il succo dell'arancia, qualche cucchiaio d'olio e frullate tutto per bene.
Oh mi spiace ma non mi viene niente di divertente da aggiungere...ma per non lasciarvi così col fiato sospeso e per farvi dormire tranquilli copierò la prima barzelletta che esce a random da google. Vediamo quanto siete fortunati oggi:
"Lanciata sul mercato una nuova lavatrice: 1 morto e 4 feriti".
Ok, direi che la vostra oggi sarà una giornata di merda.

mercoledì 15 febbraio 2012

Chips di topinambur al forno


Ingredienti
circa 100 gr di topinambur a testa
Olio extravergine di oliva
Sale e pepe bianco

Topi...che?!??! Ma topinambur! E' un tubero! Eddai chi non lo conosce?!
Come consistenza è simile alla patata ma di sapore ricorda vagamente il carciofo.
Ho fatto una piccola ricerca ed ho scoperto che ha un sacco di proprietà (e chi l'avrebbe mai detto??!!): va bene per i diabetici perchè è ricco di inulina, ha una marea di sali minerali, riduce il colesterolo, ha pochissime calorie, fa bene alla ritenzione idrica, regolarizza la flora intestinale e chi più ne ha più ne metta e, the last but not the least, se non vi piace potete sempre piantarlo e fargli fare i fiori. Cosa volete di più?
Volendo lo potete mangiare crudo, se proprio siete di fretta...ma queste chips sono davvero sfiziose.
Prendete ora i topinambur e lavateli bene, tagliateli a fettine sottilisssssime e metteteli a mollo in una ciotola con acqua per fargli perdere l'amido (sì, ne hanno pochissimo, ma noi vogliamo lasciarli proprio in mutande). 
Asciugateli velocemente e spargeteli in una teglia con carta da forno.
Conditeli ben bene con olio e infornate in forno caldo a 180° per circa 25/30 minuti fino a doratura. Salate, pepate e servite.

giovedì 9 febbraio 2012

Crema di patate e porri


Ingredienti per due porzioni
400 gr di porri (due medi)
800 gr di patate (circa 6)
600 ml d'acqua
4 cucchiai di parmigiano
un goccio di panna
paprika dolce
pepe
sale qb

Prendete due porri, lavateli, tagliate a fettine la parte bianca e mettetela a soffriggere in un filo d'olio. Prendere le patate, sbucciatele (e non buttate la buccia! ci si possono fare delle chips sensazionali) e tagliatele a cubetti. Mettete da parte le patate e prendete la parte verde del porro, tagliatela a pezzi e mettetela da parte. Ora prendete le patate, mettetele al posto dei porri, poi scambiateli, poi prendete la buccia e mettetela al posto delle patate. Muhahaha. Ok. La smetto.
Andate alla pentola del soffritto, aggiungete le patate (quelle sbucciate a cubetti), i pezzi verdi di porro, coprite a filo con acqua, aggiungete un po' di sale e fate sobbollire piano fino a che si spappolerà tutto (circa 20 min).
Frullate (e qui il minipimer è un must) aggiungete il parmigiano, un goccio di panna, pepe e paprika dolce (se trovate quella affumicata è fenomenale).
Volendo, potete aggiungere dei crostini di pane. Fate dei cubetti (vanno bene anche gli avanzi un po' possi) conditeli con olio e sale e passateli in padella o in forno. Stessa cosa potete fare con le bucce di patata che avete tenuto da parte (patate bio, mi raccomando). Sperando le abbiate già lavate da intere, sennò vi voglio vedere a levare la terra dalle striscioline...
Ungetele per bene con l'olio e sbattetele in forno, si fa per dire, a 200° finchè non saranno belle croccanti. Aggiungete sale solo prima di mangiarle (regola che vale per tutti i fritti, se non li volete un po' mosci).
Buon passato a tutti (per il futuro ci pensiamo).

martedì 7 febbraio 2012

Flan di radicchio con salsa allo zafferano e porri croccanti


Ingredienti per 800 ml di impasto (8 vasetti)
500 gr di radicchio rosso di Chioggia
una piccola cipolla
due cucchiani di zucchero
due cucchiai di parmigiano grattugiato
100 ml di panna
tre uova uova intere
sale qb

Ingredienti per la salsa allo zafferano
150 ml di panna
un cucchiaio di parmigiano grattugiato
una bustina di zafferano

Ingredienti per la guarnizione
una foglia di porro
un cucchiaio di farina
mezzo bicchiere di olio per friggere

Tritare finemente la cipolla e farla appassire dolcemente con un filo d'olio.
Aggiungere il radicchio tagliato a striscioline e lo zucchero e far cuocere per circa 15 minuti a fuoco basso.
Frullare il radicchio, aggiungere il parmigiano, la panna, le uova e il sale e mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Scaldare il forno a 150°, versare il composto in 8 vasetti o stampini (imburrati e infarinati se poi li vorrete sformare), adagiarli in una teglia, aggiungere acqua fino a metà vasetti ed infornare per 35 minuti. Controllarne infine la cottura con uno stuzzicadenti al centro, che dovrà uscirne asciutto.
Sfornare la teglia, lasciar intiepidire i flan e preparare nel frattempo la salsa.
Scaldare la panna (senza farla bollire) con il parmigiano fino a completo scioglimento, aggiungere lo zafferano ed amalgamare.
Versare un cucchiaio abbondante di salsa sopra ogni flan.
Per la guarnizione finale arrotolare su se stessa una foglia di porro, tagliarla a striscioline sottilissime, infarinarle e friggerle velocemente in olio fino a doratura.